Dopo la spigola, il campione e maestro Gabriele Delbene ci racconta la corvina. La bellezza e l’eleganza della corvina, la sinuosità dei suoi movimenti, ci affascinano al punto che spesso l’istinto predatorio lascia il passo all’ammirazione. Alcuni ricordi delle volate di decine di bronzee ed imponenti corvine in Corsica sono indelebilmente impresse nei miei ricordi degli anni ’80.

Dove trovarle, abitudini e periodo migliore

Attualmente la corvina è più facile da avvistare in profondità. Notoriamente amano la vicinanza della posidonia alla roccia dove eleggono la propria dimora, la tana. Nonostante la morbidezza dei loro movimenti, le corvine si contraddistinguono per una certa mobilità territoriale. Se ad esempio in una zona ci sono una decina di tane con caratteristiche per loro interessanti, saranno statisticamente più presenti e numerose sulla tana che definirei TANA MAESTRA, cioè l’anfratto o il piccolo accatastamento di massi che forma l’habitat più a loro congeniale. Amano le camere buie, nascoste, dove possono trovare riparo e nutrimento sotto forma di piccoli pesci, gamberetti e crostacei. Spesso condividono le spaccature più nascoste con uno dei pesci di tana per eccellenza, la mustela. In tanti anni di agonismo ho potuto osservare come non si potesse quasi mai dare per scontata la presenza delle corvine sulle tane scovate in preparazione. Nel Mediterraneo il mese in cui è più facile vederle a media profondità è giugno, quando si radunano per migrazioni in piccoli drappelli.

Stage di pesca con Gabriele Delbene: una grossa corvina e un bel barracuda

Tecnica di avvicinamento

Una volta avvistato il gruppetto occorrerà agire con calma e circospezione, e il loro comportamento generalmente tranquillo ce lo permetterà. Sarà importante cercare di avvistare il pesce più grande che non necessariamente guida il branco. Con l’avvicinamento all’agguato ed un PERCORSO MIMETICO, la nostra velocità di avanzamento controllata e NON AGGRESSIVA ci permetterà l’avvistamento anche da lunghe distanze, grazie all’abitudine di questo pesce di “levitare” sospeso letteralmente a mezz’acqua, spesso immobile tranne un dolce ondeggiare di pinne. Nella situazione ottimale l’avvicinamento si concluderà con la tecnica dell’aspetto. Permettendo al primo esemplare di venirci ad osservare senza allarme, consentiremo così al resto del gruppo di manifestarsi pienamente. A volte saremo sorpresi da come improvvisamente ci colpirà l’apparizione lenta ed elegante di un corpulento corvinone fino a pochi momenti prima invisibile come un fantasma.

Tiro e fasi successive

Il momento del tiro sarà un momento chiave che potrà o meno consentirci una seconda cattura. Tutta l’attenzione dovrà a quel punto focalizzarsi sul fuggi fuggi generale. Non dovremo farci distrarre, ma ignorare completamente il pesce sparato ed inseguire con lo sguardo gli esemplari grandi, di solito i più esperti nella fuga. Possono prospettarsi diverse situazioni. Le veloci fughe dei corvi impauriti possono concludersi, se siamo fortunati, nella prima tana nelle vicinanze, oppure direttamente nella posidonia. In casi abbastanza rari e in presenza di sola roccia, un esemplare o due potrebbero acquattarsi immobili ad esempio appoggiando il fianco ad un sasso nel tentativo di una vana mimetizzazione. Sarà importante la velocità. A questo comportamento di difesa apparentemente ingenuo che dura un tempo limitato, fa seguito infatti uno spostamento alla ricerca di un anfratto più accogliente, oppure una lunga fuga verticale verso le profondità.

Fuga in tana su fondale roccioso

Una volta individuata la tana temporanea occorrerà essere lesti ad impugnare un fucile corto con la fiocina, generalmente preferisco un arbalete tradizionale con elastici in parallasse con fiocina a quattro punte nella misura 60 cm. Nell’approccio alla tana bisogna valutare diversi fattori. La sua forma e le sue dimensioni, la possibilità che ci sia una camera nascosta, ma soprattutto quante probabilità ci siano che il sito trattenga il pesce più a lungo che per un breve transito. In ogni caso dobbiamo essere pronti a sparare al primo pesce dalle dimensioni interessanti perché, ricordiamoci, stiamo visitando una tana che con moltissima probabilità è una TANA DI FUGA. La fiocinata ideale, tra l’occhio ed il cervello, immobilizzando l’animale ci lascia a quel punto la possibilità della penetrazione del meandro più remoto, dove a quel punto potrebbero ancora trovarsi alcuni esemplari. La torcia è imprescindibile. Con il corpo dovremo incunearci il più possibile da consentire l’esplorazione dell’angolo più buio.

Aneddoti importanti

Ricordo un episodio durante il Trofeo Internazionale Isola d’Elba del 97. Con Loic Dehlomel ed un altro francese pescavamo sulla stessa pietra di un ciglio molto profondo. Dopo un’ora e mezza di gara i miei concorrenti collezionarono solo due corvine, mentre io ne presi dodici con alcune coppiole. Cercavo di essere sul fondo mentre loro erano in superficie per non fargli capire la strategia di concentrazione del branco che stavo perseguendo. In pratica, sparavo da quattro aperture diverse osservando dopo il tiro la direzione di fuga dei pinnuti. Si concentravano poi nella TANA MAESTRA, un anfratto difficile da individuare, basso, buio, lungo ed oscuro col fondo di sabbia. Lì facevo delle coppiole utilizzando un 75 col mulinello. Alla fine della gara presi 29 pesci in quella tana vincendo il Trofeo.

Fuga nella posidonia

Se invece le corvine si rifugiano nella posidonia, avremo ancora delle possibilità a patto di aguzzare la vista. Seguiremo un solo esemplare, il più grande. Il pesce infilatosi nell’alga ci darà l’impressione, con una violenta scodata a gomito, di aver preso una direzione che invece molto spesso sarà quella opposta alla nostra sensazione visiva. La situazione ottimale si presenta quando l’alga è più corta e rada. Sorvoleremo in verticale a circa un metro e mezzo la posidonia. Il fattore importante sarà l’assetto neutro o leggermente positivo alla quota in questione. La corvina si presenterà immobile e pronta a scattare nel suo atteggiamento più classico. Il tiro verticale con la fiocina in testa se ben indirizzato a fulminare il pesce potrebbe anche consentirci un’altra cattura nelle algose vicinanze.