Spigola (o Branzino)

La spigola appartiene alla famiglia dei serranidi ed è un pesce predatore dalle carni molto pregiate. Soprattutto in Inverno, si incontra in branchi lungo la fascia costiera dei litorali, intenta a cacciare piccoli pesci (mangianza) come latterini e piccoli cefali (meno attratta invece da menole e castagnole). Per effettuare questa caccia ha forma allungata e una coda potente che le permette scatti poderosi. Da adulta diventa di indole solitaria.

L’adattabilità alle temperature dell’acqua più svariate (la si trova nei caldi mari del Nord Africa fino alle gelide acque del mare del Nord), la passione per le acque più dolci come quelle degli estuari dei fiumi e delle coste nel periodo invernale, e molto ossigenate, ancora tipiche del periodo invernale e dei primi metri d’acqua, fanno sì che la spigola in Inverno sia perfettamente a suo agio nelle zone superficiali costiere.

Evidentemente le condizioni di mare mosso, possibilmente in scaduta, determinano un aumento dell’ossigenazione dell’acqua e, soprattutto, il rivoltarsi dei bassi fondali in modo da sollevare sostanze alimentari per i piccoli pesci che si concentreranno nelle acque basse. Tali condizioni determineranno inoltre un intorbidimento dell’acqua e offriranno così maggiore facilità di cattura da parte della spigola, che sarà meno visibile e percepibile dai piccoli pesci. Nei giorni successivi alla scaduta le spigole tenderanno ad allontanarsi dalla costa e rallenteranno le proprie attività, in attesa di una nuova perturbazione che movimenti il mare e dia nuove opportunità di caccia vicino alla costa.

A influenzare sensibilmente la presenza di piccoli pesci sono anche le maree, che, sommergendo scogli affioranti che sono stati per ore emersi, metteranno a portata dei pesci alghe e piccoli animaletti, che risulteranno in una attrazione irresistibile per la mangianza.

Ancora, il mare nel periodo invernale sarà molto meno frequentato da imbarcazione, per cui le spigole non saranno assolutamente disturbate anche se frequenteranno la superficie marina.

Infine, c’è un altro elemento chiave: sempre in Inverno la spigola entra nel periodo riproduttivo, che la costringe a unirsi in branchi e ad avvicinarsi alla costa per cacciare e poi accoppiarsi in genere sui banchi di posidonia, su profondità inferiori ai 10 metri. I branchi in questo caso presenteranno spesso un’unica femmina di dimensioni importanti (alcuni kg) e più maschi di dimensioni inferiori (spesso intorno al kg).

In queste condizioni bisognerà stare attenti a non sparare alla femmina, che sarà piena di uova (si valuta 100.000 uova per kg di peso). Spararle sarebbe un vero peccato, ed inoltre farebbe scappare tutto il branco. Se aspetteremo di sparare ai maschi, magari quelli in coda al branco, probabilmente potremo fare più di una cattura.

Quando non stanno cacciando, quindi, le spigole in Inverno si posso trovare anche intanate in branco, quasi ferme e quindi facili da catturare.

La natura da predatore rende la spigola curiosa, ma l’istinto di sopravvivenza la rende anche molto diffidente e reattiva al primo segnale di pericolo (diversamente rispetto a un predatore come la ricciola, più difficilmente spaventabile).

La misura minima per la pesca è di 25 cm, mentre le dimensioni massime arrivano a 120 cm e 12 kg.

La tecnica ideale, come per tutti i predatori, è quella all’aspetto. Per la spigola l’aspetto sarà concentrato in acqua bassa, dalla superficie ai primi 5 metri, nelle zone con scogli affioranti dove l’onda si infrange generando schiuma. Si percorrono tratti paralleli alla costa con aspetto ogni 10-15 metri, anche brevi, perché la spigola, se presente, si avvicinerà rapidamente. Può essere utile effettuare richiami come lo schiaffo sulla superficie prima della capovolta, oppure una volta all’aspetto, emettere suoni gutturali, colpire piano con il calcio del fucile su uno scoglio oppure richiamare l’attenzione di un pesce distratto rilasciano qualche piccola bollicina dalla bocca. Se il mare fosse troppo mosso e si volesse comunque cacciare spigole, bisognerebbe per forza di cose tentare aspetti a profondità maggiori.

La spigola si avvicina spesso incuriosita e frontalmente e in modo spavaldo, ma sarà sempre pronta a scattare via veloce al minimo cenno di pericolo. Quindi ogni piccolo movimento deve essere fatto con estrema attenzione. Alle volte anche semplicemente il movimento degli occhi determina la fuga della preda.

Anche la pesca all’agguato può dare i suoi frutti, seppur molto difficile poiché spesso ci si fa sorprendere in movimento con la spigola a pochi metri, e la si fa scappare con guizzo repentino.

La pesca in tana può dare soddisfazione se ci si trova nella situazione in cui il branco non è a caccia. Questa tecnica può essere utilizzata dopo che non si ha avuto successo con l’aspetto e quindi in quei momenti in cui, vuoi per le condizioni del mare, per esempio calmo e con acqua limpida, vuoi per la marea, le spigole sono appunto intanate. Inoltre le tane dovranno essere importanti, di buone dimensioni, costituite per esempio da massi accatastati. In queste condizioni le spigole intanate risulteranno piuttosto tranquille e quindi facili prede.

Muggine (o Cefalo)

Il cefalo appartiene alla famiglia dei mugilidi, è un pesce cha ama grufolare nella sabbia, nel fango e nelle alghe degli scogli, per mangiare crostacei, molluschi e anellidi, anche se c’è chi giura di aver visto cefali aggredire piccoli pesci, come le sardine. Ne esistono ben sei specie: il cefalo comune e il cefalo dorato (o gaggia d’oro o dorata, il più pregiato gastronomicamente), più diffusi sulle coste italiane, il secondo inconfondibile per via della macchia dorata sull’opercolo branchiale e di dimensioni ridotte (max 50 cm), il primo distinguibile per la membrana adiposa trasparente che ricopre l’occhio e dalle dimensioni importanti (fino a un metro e circa 6 kg). Le altre specie sono: il bosega, riconoscibile per il grosso labbro superiore carnoso e dotato di file di papille e che può raggiungere il 60 cm, il labbrone, come dal nome, dotato di labbro superiore grosso e spesso e opercolo branchiale con evidente macchia scura, e dimensioni ridotte (30 cm), la calamita, di dimensioni modeste (40-50 cm) e, infine, il cefalo verzelata, con corpo molto allungato e testa appuntita, con 5 o 6 striature sui fianchi di colore bruno e azzurrastro.

Cefalo comune

Anche il muggine, come la spigola, ama le acque salmastre ed è spesso presente nei primi metri di profondità, dove trova gran parte del suo nutrimento e dove si avvicina per la frega, che avviene nel periodo autunnale. A seconda della specie, il muggine ha diversi periodi di riproduzione, che variano anche secondo le diverse zone d’Italia. Il gaggia d’oro è il primo a riprodursi e quindi entrare in costa, in genere da ottobre fino a metà novembre, mentre a gennaio arrivano branchi di cefalo comune. Seppur non pregiato come la spigola, ha carni molto buone, ma va assolutamente pescato in zone con basso inquinamento, possibilmente in acque libere e certamente lontane dai porti o i fiumi inquinati.

Cefalo dorato

Cefalo bosega

Cefalo labbrone

Cefalo calamita

Cefalo verzelata

Gli ambienti ideali saranno fondali sabbiosi, fangosi misti a roccia, oppure le superfici stesse degli scogli più in superficie, ma anche franate costiere fino ai 6-7 metri, fondali ciottolosi misti a sabbia e rocce, magari comprese fra due punte che, grazie alla risacca, creano un contesto di acqua leggermente torbida e mossa.

Nonostante l’aspetto si pratichi a profondità molto basse, va preparato con buona cura poiché il muggine può essere piuttosto lento nell’apparire, al punto che si potrebbe pensare che il suo passaggio sia puramente casuale e non generato dalla curiosità e dall’istinto predatore come per la spigola, visto che, in effetti, il muggine non ha quasi mai atteggiamento da predatore. Un ulteriore difficoltà è creata dal fatto che il muggine non ha direzioni di provenienza più probabili di altre, può arrivare da riva o dal largo, piuttosto che procedere parallelo alla costa. In genere appare in branco con movimenti abbastanza lenti (se non intimorito) e poco rettilinei, perché sempre in cerca di punti interessanti da “brucare”. Se incuriosito tende anche a puntare come la spigola, ma generalmente in modo meno preciso e con movimento più goffo.

Se l’acqua dovesse essere molto trasparente (in Inverno può accadere in alcune isole), la tecnica migliore è un misto fra agguato e aspetto. Dopo esserci immersi ci allontaneremo dal punto di partenza e effettueremo una serie di agguati sul fondo. Appena individueremo un branco di muggini eseguiremo un breve aspetto che dovrebbe attrarre l’attenzione del branco e portarlo a tiro.

I muggini si possono trovare anche intanati, ma hanno un comportamento particolare. Infatti il branco in genere non stazionerà fisso in una tana, che in genere sarà ampia e passante, ma si muoverà da un passaggio ad un altro in modo abbastanza frenetico, intervallando eventualmente anche dei percorsi sul fondo per “brucare” nella sabbia, nel fango o fra le alghe. L’azione di pesca in questo caso dovrà quindi essere rapida. Bisogna anche valutare che, seppur il branco dovesse sfilare e uscire da una tana passante, spesso ci saranno dei ritardatari nel gruppo, per cui sarà possibile approfittare e mirare a questi esemplari.

Le dimensioni minime per la pesca del muggine sono 20 cm, mentre le dimensioni massime arrivano a 100 cm e 6-7 kg.

 

Sarago

Il sarago fa parte della famiglia degli sparidi ed è rappresentato da ben 5 specie: il sarago maggiore, delizioso quanto l’orata (come l’orata si ciba di molluschi e animaletti e non a caso la struttura della bocca è simile) e di buone dimensioni, il sarago pizzuto, buono, ma con sapore più forte dovuto ad una alimentazione basata anche su alghe, fasciato, di dimensioni modeste, dalle carni un poco dure, e presente quasi sempre in grandi branchi, il faraone, bellissimo, ma presente in pratica solo in Sicilia e nei mari caldi del Nord Africa, ed, infine, lo sparaglione, di poco interesse per i pescasub, anche per le ridotte dimensioni.

Sarago maggiore

Sarago pizzuto

Sarago fasciato

Sarago faraone

Sarago sparaglione

Il sarago è molto diffuso nel Mediterraneo e frequente nei carnieri dei pescatori, anche perché presente più o meno tutto l’anno, in pratica a tutte le profondità, anche se in zone e con abitudini diverse a seconda del periodo. In Inverno, come tutte le prede, tende a ridurre al minimo la propria attività e diventa difficile vederlo al libero. Il periodo di gennaio-febbraio è però anche quello della riproduzione, per cui i saraghi tenderanno, diversamente dal periodo estivo, a spostarsi nel sottocosta. A differenza di spigola e muggine, il sarago non ama la scarsa salinità e predilige le acque limpide, oltre a cercare tane ben soleggiate, soprattutto in Inverno, elemento che permette di dare indicazioni sul tipo di tane da esaminare in fase di pesca. In questo periodo sarà naturale la tecnica della pesca in tana su fondale roccioso e con begli spacchi, magari quelli che in altri periodi dell’anno sono nascosti dall’alga e magari poco abitati. Le tane saranno inoltre individuabili, per esempio, grazie alla presenza di piccoli saraghi fuori da uno spacco.

In Inverno il sarago tenderà a restare intanato nelle giornate di mare calmo e acqua limpida, spesso in compagnia delle corvine, mentre sarà più attivo con mare in scaduta, quando lo si può insidiare anche all’aspetto mentre si muove in cerca di cibo. Per questo tipo di pesca sono preferibili comunque le ore di alba e tramonto, mentre la pesca in tana è più adatta nelle ore centrali del giorno. Le abitudini comportamentali cambiano anche da specie a specie di sarago. Mentre il sarago maggiore tende a trovarsi, soprattutto se di dimensioni sopra il mezzo kg, in tana con altri suoi simili, se di dimensioni inferiori si trova anche in acqua libera. Il sarago pizzuto al contrario tende ad essere scovato più spesso che “bruca” le alghe sulle pareti degli scogli. Non a caso per questa specie di sarago è la pesca all’agguato la più efficace, anche in Inverno.

Va comunque anche tenuta in considerazione la tecnica del razzolo, spesso praticata in gara. Il pescatore in apnea percorre a pochi metri dal fondo (2-3 metri) vari tratti di scogli e guarda negli spacchi, anfratti e oltre i cigli. Il sarago spesso si posiziona in questi punti mimetizzandosi parzialmente in nascondigli anche solo momentanei. Con acqua fredda ciò avviene spesso a pochi metri di profondità, appunto nel periodo invernale.

I saraghi raggiungono anche i 2 kg di peso, anche se questi sono esemplari rari e di dimensioni eccezionali, e le dimensioni minime per la pesca sono 20 cm.